piccoli imbecilli crescono (supportati dai grandi)

in classe del Mio Piccolo è arrivato, da poco, un bambino nuovo, Piccolo Genio. Piccolo Genio è un bambino che se ne sta molto per i fatti suoi: adora costruire, fa progetti degni di un cervello adulto e costruisce, col lego, col legno, con quello che trova. è un piacere guardarlo lavorare. per noi grandi: per i bambini, si sa, il fascino svanisce in fretta, che a stare fermi troppo a lungo si annoiano. il Mio Piccolo l’ha invitato a casa un paio di volte, poi basta: vanno d’accordo, ma nulla più. l’altro giorno, il Mio Piccolo esce da scuola incavolato come una bestia: vien fuori che due suoi compagni l’hanno preso in giro per una cavolata e che lui, plateale come sempre, ha deciso di cambiare scuola. si parla, ci si fa raccontare, lo si placa, alla fine. si conclude la discussione con un pragmatico a volte i bambini sanno essere antipatici davvero. ma, poi, se riesci a fregartene, va tutto a posto.

sì, dice, ma qualche volta non smettono. con Piccolo Genio non smettono.

indago. vien fuori che Piccolo Genio è preso di punta da un gruppetto di maschi e da un gruppetto di femmine. gli dicono che è sporco e puzza.

Piccolo Genio ha una mamma di una bellezza spaziale: viene da un’isola dei caraibi e, a guardarla, ti manca il fiato. il papà è italiano. Piccolo Genio ha la pelle un po’ scura. mi monta dentro una rabbia che non avete idea: piccoli razzisti di merda, vi sistemo io! spiego a Mio Piccolo che, in questo caso, fare i nomi dei colpevoli non è fare la spia, ma aiutare un amico in difficoltà. a fatica, fa i nomi, con gli occhi bassi (perchè in mezzo ci sono due dei suoi amici più cari) e mi spiega che le maestre non se ne accorgono perchè lo fanno quando sono in giardino, a ricreazione. chiamo un’altra mamma, l’Austriaca: la conosco bene: le racconto, le chiedo di indagare con sua figlia (il cui nome non c’era nella lista del mio delatore), di chiederle anche (perchè il dubbio, con le meccaniche del gruppo, viene) se ci sia anche il Mio Piccolo tra i membri del ku klux klan. indaga, conferma (e nega la partecipazione del mio, thanks god), mi sostiene, indignata, nel mio desiderio di far qualcosa. allora parto, lancia in resta, e vado dalla maestra. ci resta malissimo, si vede. si scusa, è umiliata, promette di tenere sotto controllo la situazione, di marcare Piccolo Genio a vista, perchè i nomi dei colpevoli io non glieli ho fatti, ma non dubita della veridicità del racconto.

intanto, io scrivo. una lunga mail, a tutti i genitori, in cui racconto di chiacchiere tra mio figlio e altri due, di brandelli di conversazione da cui ho captato questo: Piccolo Genio è preso di mira ed è insultato in un modo che mi disgusta. mi chiamano subito in quattro e sono i genitori di bambini che non c’entrano: dimmi se c’è il mio nel gruppo, che lo rovino, dice, moderato come sempre, il Filosofo. poi altre due mamme, l’Igegnera e la Collega, tanto di cappello, scrivono a tutti di aver indagato e di aver scoperto che le loro bambine sì, lo hanno insultato, lo hanno preso in giro. si scusano, dicono di sentirsi fallite per come sono cresciute le loro figlie. io trovo, invece, che stiano facendo un buon lavoro, se le figlie hanno confessato, hanno chiesto scusa, hanno dimostrato di aver capito. trovo che le meccaniche del gruppo siano pericolose e che nessuno di noi genitori – dico – debba sentirsi in colpa: solo, dobbiamo parlare coi nostri figli, spiegargli cosa voglia dire essere “l’altro”, l’escluso, l’emarginato.

uno alla volta, mi rispondono i genitori dei “colpevoli”. il succo delle loro mail è che il loro bambino di sicuro non c’entra, che è buono, carino, gentile con tutti e che non credono sia giusto caricarli di questo peso. se davvero (ma dubitano) qualcuno ha usato quegli epiteti è di certo perchè Piccolo Genio si è comportato male con gli altri.

io non ci ho dormito. perchè ho capito che posso parlare quanto voglio con mio figlio, ma se i bambini che frequenta crescono con dei genitori così, c’è davvero poco da sperare. ho passato la notte a whatsappare con l’Ingegnera, la Collega, l’Austriaca e il Filosofo, che ha saggiamente concluso che la colpa di tutto questo è di Piccolo Genio che, maleducato com’è, non ringrazia ogni giorno i nostri candidi figli che lo lasciano respirare la loro stessa aria.

16 pensieri su “piccoli imbecilli crescono (supportati dai grandi)

  1. L’accoglienza si impara in famiglia, comunque di solito mettere sotto i riflettori questi piccoli soprusi è da un lato un deterrente per i piccoli bulli, dall’altro crea una rete intorno al bambino in difficoltà. Tuo figlio ha fatto un gesto coraggioso e il fatto che si indigni perché “non smettono” fa ben sperare 🙂

  2. io direi: grandi imbecilli, insegnano ai filgi come diventare ancora più imbecilli di loro…
    per fortuna ci sono anche bimbi che si indignano perché i genitori gli insegnano che la doiversità è un valore, un arricchimento e non qualcosa da emarginare, loro (voi, dunque) mi danno qualche speranza

  3. Bho che dire, io qui sono l’emigrante ma di problemi (e men che meno le mie figlie) non ne ho mai avuti. Forse gli australiani sono un po’ rozzi ma hanno anche qualcosa da insegnare… Quando un bimbo straniero arriva nella classe della mia grande il massimo che succede è essere ammorbati dai suoi tentativi di insegnarci indi, cinese, svedese…
    Figlia mia ma quando lo impari l’italiano? anche poco eh!

    • guarda, io ci sono rimasta di sasso: in quella classe ci sono due bimbe filippine e un bimbo nigeriano (nero come il carbon!!) e non ci sono mai stati problemi. credo che, qui, il razzismo nasca più dall’invidia dei genitori nel vedere che Piccolo Genio è, a dispetto del colore della pelle, enormemente più geniale dei loro figli!

  4. Bravo il Tuo Piccolo e ovviamente brava tu che gli hai insegnato il rispetto anche per il diverso.
    Per come sono fatta io, che di fronte a qs cose mi si “tappa la vena”, ai genitori imbecilli avrei detto di aprire gli occhi visto che i colpevoli erano proprio i loro super bravi figli!
    Un abbraccio
    Claudia

      • Mi fai pensare a Cirifischio Junior e a un diverso della sua classe, che però rispetto a Piccolo Genio, mi spiace dirlo un po’ delle critiche dei compagni se le merita. Figlio di genitori extracomunitari, lui le bimbe le picchia perché non valgono niente. Il babbo non firma nemmeno il quaderno con le note della maestra, che appunto è femmina e allora, inutile leggere cosa scrive riguardo alle marachelle di suo figlio in classe. Così il bimbo beige se le firma da sole e la maestra passa ore con la povera mamma intabarrata che forse manco capisce quello che le sta dicendo. Non c’entra niente, ma il tipo di rabbia anche se inverso è lo stesso….

  5. Sai, qui invece piccolo genio è figlio a me. Avercene, genitori come te in classe, ma non ne ho, e se faccio tutto io, che sono la straniera, mah, si sa, queste madri del sud tanto emotive ed esagerate, che rovinano i figli con la vita sregolata che gli fanno fare)

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