pensieri e acciughe

un anno fa, aprivo il blog. e non me ne sarei neppure ricordata, se non ci avesse pensato wordpress: era maggio, oggi pare novembre. un anno fa. un anno fa eravamo noi da pochi mesi e tutto sembrava filare meravigliosamente liscio. un anno fa l’Ex era in un mondo tutto suo ed Emo sembrava voler benedire la nostra unione. un anno. e ora? guardaci qui. mi trovo con un figlio adolescente che è difficile crescere – e lo è ancora di più perchè suo padre ci mette del suo per rovinargli la vita – e con un figlio più piccolo che avverte la discrasia tra come il padre è con lui e com’è con sua mamma, con suo fratello, e non riesce ad incastrare i due pezzi del puzzle. mi trovo con un compagno che soffre perchè vede soffrire i suoi figli, cui manca la mamma, che c’è, ma è come se non ci fosse. e mi trovo a dover fare da mamma a due ragazzini di cui vorrei essere solo matrigna, con il fastidio che provo quando Sua Piccola corre ad abbracciarmi, perchè so che vorrebbe che fossi io sua mamma e non è giusto. pensavo fosse amore e invece era un calesse. o è amore davvero, ma con un calesse che pesa, se devi tirarlo tu, senza i cavalli. un anno fa avevo ho aperto il blog per parlare di noi, con i cuoricini tutt’intorno, e con l’incantato stupore di chi si trova in una vita nuova. ora mi accorgo che di Lui parlo sempre meno, perchè dovrei pormi domande cui non saprei rispondere, perchè quando c’è, quando mi abbraccia, sento di amarlo, ma vivo benissimo anche quando non c’è – a volte meglio. forse davvero sarebbe stato tutto più semplice se avessi trovato un uomo senza figli. perchè voglio bene davvero a quei bambini, ma mi pesa trovarmi in un ruolo che non è il mio: vorrei essere mamma dei miei e qualcosa di meno impegnativo per loro. o mamma a tutto tondo anche per loro, ma non questa cosa ibrida che tornano da lei per metà del tempo e restano abbandonati a se stessi (senza la doccia per una settimana intera?! con lo sport in mezzo?) e mi tornano con gli stessi vestiti, coi calzini bucati, che lei non controlla e Lui si arrabbia con loro, che sono troppo piccoli per badare a se stessi. e mi fa incazzare che si arrabbi con loro e ci litigo io, per proteggerli, e Lui si mette a piangere e mi dice che si vergogna, si vergogna di come è diventata Emo, si vergogna di non avere la forza di chiedere che vengano affidati solo a lui, si vergogna di non sapere cosa fare. e io, che vorrei prendere il telefono e dirle tutto l’animo mio, abbozzo, lavo bambini e vestiti e fingo di non sentire i discorsi che fanno coi miei, i confronti dai quali io esco vincitrice e chi condanna Emo sono proprio i suoi figli. mi fa rabbia. mi sento il cuculo che ruba il nido e non lo voglio il suo nido: ho il mio e mi basta. vorrei essere la matrigna e basta.

e mi incarto in questo vortice di pensieri e sentimenti e rancori e mi accorgo che, se continuo, magari scoperchio quel vaso che gli dei avevano raccomandato di non aprire, e poi son cazzi. e allora decido di raccontarvi del pranzo che, ieri sera, mi son preparata per oggi. ma, siccome il telefono risente dell’umore, non ha spedito le foto. e io le ho cancellate prima di accorgermente.

sappiate che c’entravano le acciughe, gli asparagi, la pasta. e basta.

(che poi, ‘sta canzone, non è nemmeno dedicata a Lui, ma a milioni di anni fa, alla persona da cui ebbe inizio tutto, matrimonio, divorzio e Lui compresi)

 

17 pensieri su “pensieri e acciughe

  1. Mia cara, mi riconosco in molte cose. Io ho preso un pacchetto completo di un dr con figli che di anni ne avevo 25, e tutt’altro avrei fatto. Sono stata brava che la gente manco lo sa, quanto, e che lui dà troppo per scontato, quanto sia stato difficile. perchè se i figli li hai, non ricordi più come sia non averli. Ho fatto fatica, ho cagato sangue anche, se ti devo dire con il mio solito modo di dire assai raffinato. Soprattutto con FigliaGrande. Poi le cose si sono appianate. Poi settimana scorsa FigliaGrande mi ha detto delle cose orrende, dopo un mese in cui mi guardava male, e mi sono sentitia daccapo come dieci anni fa, che lei ne aveva 10 ed era imprendibile.
    Io credo che le unioni di secondo giro siano molto migliori, perché si sono imparate cose, nel frattempo, e forse molte cazzate non si faranno. E anche perchè ci si lancia molto meno, si pondera di più, e quindi poi alla fine si riesce meglio. Tu non devi sentirti in colpa se la loro mamma non è presente: non è una colpa tua, proprio no. E lavare loro e i loro vestiti, è amore per lui, puro e semplice. Lui ne è contento. io non so come vadano davvero le cose tra te e lui… ma da come ne scrivi, quando ne scrivi, c’è molto, e non è poco. Non voler essere solo matrigna. I figli della persona che ami sono un’appendice irrinunciabile, e li si ama come i propri, alla fine. Si chiama amore. Coraggio mia cara.

  2. Sei un punto di riferimento, una persona che si prende cura di bambini allo sbaraglio, anche se non sono suoi. Per esperienza personale nelle separazioni, riguardo ai figli, spesso c’è uno dei genitori che fa la sua parte e uno che pensa ad altro. La vera domanda, quella che tiene insieme tutto è proprio sotto il coperchio. Se la coppia tiene, tutto si può fare ma a volte si è stanchi di portare il mondo addosso e invece ci vuole serenità anche per darsi le risposte giuste. Dai tempo al tempo, ce ne vuole per gli assestamenti di questo tipo e…
    buon compleanno al tuo blog 😉

  3. madonnina, quando leggo queste cose capisco che non capisco. Che non capivo chi non ha capito. A te un abbraccio, più forte del solito perchè immagino le espressioni del viso durante.

  4. Fare “solo” la matrigna? Ma è poi vero? Cioè se una è una brava mamma lo è e basta
    Con i propri figli, con i figli di chi si ama, con i figli degli sconosciuti (presi di mira o meno, geniali o mediocri…)
    Io credo, ma non me so una cippa, che sia tremendamente stancante ma forse, a questo punto, anche quasi irrinunciabile…

    • non so. non si tratta di amare meno, ma di amare con responsabilità diverse. ho fatto l’affidataria: per due anni, ho tenuto con me una ragazzina, sapendo che, se tutto fosse andato per il verso giusto, poi sarebbe tornata da sua mamma. l’ho amata come se fosse mia, ben sapendo, però, che non lo era: le parlavo di sua mamma, l’ho aiutata a capire che non era una donna cattiva, ma una donna debole, che aveva sbagliato, che aveva bisogno di aiuto e che, comunque, lei, la bimba, non aveva nessun ruolo nell’errore della mamma. non ho mai voluto che mi chiamasse “mamma”: quando lei ha cominciato ad averne bisogno, abbiamo concordato un ibrido: “mammaria”, che sapeva un po’ di mamma con la testa per aria, ma che era la crasi tra mamma e affidataria. le ho spiegato perchè non volevo: le ho detto che io le volevo tutto il bene del mondo, ma che la mamma, la sua mamma, gliene voleva ancora di più, anche se non sapeva dimostrarlo. ho pianto, quando se n’è andata. non perchè se ne fosse andata, ma perchè mi mancava la sua presenza in giro per casa. era tornata dalla mamma, quella vera, ed era giusto che fosse così. la sento ancora, ogni tanto (poco, perchè ormai vive in un’altra città: ci facebookiamo, soprattutto), e so che è diventata una meravigliosa donna consapevole dei limiti delle altre donne. so che mi vuol bene, che mi è grata, ma so, soprattutto, che ama sua mamma con tutti i suoi difetti (e i suoi pregi, perchè si è disintossicata, per la sua bambina, e non è poco!).
      vorrei che i miei “figliastri” potessero amarmi sapendo che sono un altro amore, qualcosa di “in più”, rispetto all’amore della loro mamma. vorrei che non avessero così bisogno di me. non perchè non gli voglia bene, insisto, ma perchè non è giusto che ce l’abbiano! vorrei che, qualche volta, mi ribattessero: “che cazzo vuoi? tu non sei mia mamma!!”. ma non lo fanno. e non è giusto che sia così. vorrei poter dire loro che la loro mamma li ama, ma non sa dimostrarlo, ma non sono nella posizione di poterlo fare: sono quella che sta con il loro papà e io giudizi sulla loro mamma non posso e non devo darne.
      minchia, che casino…

      • Avevo una amica ginecologa che lasció il marito per un figone galattico
        Il figone la cornificò assai e lei iniziò a rimpiangere il marito e a trascurare se stessa e i figli
        A me ci vollero anni per finalmente capire che era depressa e beveva
        Quelli che vedevo era una stronza che trascurava i figli, poi ho capito, poi ho aiutato, poi è tornato tutto a posto (tranne l’ex marito)
        Solo per dire che l’empatia a volte la si sente più per una tossica che per la nostra amica che riteniamo infallibile e che le persone in gamba dissimulano meglio ma soffrono uguale
        Per i bimbi ci sei tu (e nessuno mai direbbe che gli vuoi meno bene in nessun modo) ma per lei c’è qualcuno?

      • sta con l’Americano, vivono insieme. lui lo conosco poco, ma non mi sembra male. solo, lei dice di voler vivere quello che a vent’anni non ha potuto vivere e questo include feste, happy hour tutte le sere e pomeriggi in giro con le amiche. che bevano tanto tutti e due sì, si vede. che sia depressa, non so, non mi sembra, ma potrei sbagliarmi. non credo, però, visto il livello di mondanità… ma boh.

  5. Yogini mia adorata, mi intrufolo che in questi giorni c’ho le paturnie anch’io, lo sai. Il messaggio è arrivato al diretto interessato, ora deve almeno provare a rimboccarsi le maniche anche lui. Tu sei nata maga – mamma, con le fiabe al contrario più belle del mondo, quei suoi sarebbero al 100% tuoi in un battibaleno, dal calzino sporco alla vacanza da soli senza il dad…ma il dad deve farti vedere che non ha paura della Ex, che il problema poi per me è questo. Anche se la ex è solo abile a manovrare i fili e a lui basterebbe poco, con te accanto…

  6. Non so che dirti… Ma a volte anche i figli figli fanno tali e quali i figli-quasi-figli.
    E a volte vorresti mandare a quel paese gli uni e gli altri, no?
    E forse è il mio lavoro, e l’età con cui tratto, ma talvolta anche a me verrebbe da dire a qualcuno: non sono tua madre, ca…spiterina!
    E a volte mi viene da dire: dai, vieni qui che se fossi tua madre farei così e cosà…
    Gran casino, comunque.
    Dai, vieni qui che ci facciamo un bel succo di pera insieme.
    (succo, ho detto, non pera e basta, eh! E niente birra, perché io solo ai succhi di frutta arrivo).

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